Semus totus pastores. Bon'annu benidore
Terminare un anno con una poesia di Raimondo Piras credo sia doveroso. Anzitutto per la levatura poetica di Remundu e per la grandezza della sua opera culturale in terra sarda. La poesia parla di un lavoro,oserei dire "una missione", di un mestiere, difficile, antico e dignitoso del popolo sardo: il pastore. Ultimamente si è letto di frequente nei giornali la frase "siamo tutti pastori". Credo che in questa poesia ci sia tutto il senso e la profondità dell'essere e del sentirsi pastore, nel più profondo dell'animo, nel dna, come lo è per me, pastori da generazioni. Io mi onoro di appartenere a questa tradizione, a questo mondo, anche se poi, ho scelto di fare altro. Però so, sento, capisco, i patimenti del pastore di oggi, fra il martello della globalizzazione e l'incudine della legislazione europea. Buttato in campagna dalle prime luci dell'alba, fino al tramonto, senza ferie, feste comandate da passare in tranquillità coi suoi cari, perché quello che conta è il ciclo biologico della pecora, che imprime tempi e modalità. Il pastore è anzitutto, obtorto collo, "ostaggio" della pecora, ne deve seguire i suoi ritmi, a poco valgono e varrebbero i moderni computers, di fronte ad un "mestiere" millenario, il pastore è insostituibile dalle macchine, poiché conosce tutto dei suoi capi, dalla camminata sa se la pecora patisce qualche malanno, dalle nuvole conosce le intemperie ed i rovesci di tempo che si avvicinano, tali da fargli cambiare programma in tempi stretti, far pascolare il gregge all'esterno in un certo terreno piuttosto che in un altro, ovvero tenerle in stalla. Tutto per arrivare al frutto, al prodotto, mal pagato, vituperato, non considerato in un mondo che pensa solo al profitto, alla quantità,non alla qualità. In poche parole è offensivo ed è vergognoso che un litro di latte costi quanto un litro d’acqua!
L'auspicio, quindi, è che il mondo pastorale, che finalmente ha preso coscienza "collettiva", si è fatto movimento, riottenga quella dignità quella centralità quella importanza che merita, senza la quale, il mondo che lo circonda non può farne a meno.
Semus totus pastores
Pastore Antigu
(Remundu Piras)
Paschet ferrada e bella ch'est ammiru
s''ama, bonificada in sa laguna:
in mesu, a fust'in balva che coluna,
e-i su tazu li paschet in giru
chi li dat ite fagher e regiru
batindendel'a domo sa fortuna.
PO las abintinnare a una a una
in paschimenta li 'enin a tiru:
sas belveghes lu melan e fiagan,
issu sa manu in rènules lis passat
lischendelis sa chirra fita e neta,
ca cussa sudditànscia mansueta
est sua, nd'est gelosu e las ingrassat
ca su tributu a bonu coro pagan.
(22/08/1972)
Pastore Antico
Pascola coi campanacci bella da ammirare
il gregge, bnificata nella laguna:
in mezzo, bastone sotto barba come colonna,
il gregge gli pascola intorno
che gli da da fare e lo impegna
portandogli a casa la fortuna.
Distinguendole ad una ad una
che durante il padcolo gli vengono a tiro:
le pecore lo belano e lo annusano,
lui le mani nel manto gli passa
lisciandogli la lana fitta e pulita,
che quella sudditanza mansueta
è la sua, ne è geloso e le ingrassa
che il tributo di buon cuore pàgano
.