“Questa è la fine/quante volte avremmo voluto dirlo/un po profeti di sventura, un po senza capirlo/per poi andarcene in silenzio/subito prima dell’inverno/con le foglie che, come da copione, ci muoiono intorno.”
…questa è la fine, di jimmorrisiana memoria, in un tappeto di chitarre sapientemente dosate da Giorgio Canali e la sua formazione, i Rossofuoco.
Si questa è la fine! testo di un realismo crudele, vero, autentico, angosciante, forse cinico, ma concreto; non lontano da quella scritta e cantata da Jim, che scivolava lenta e inesorabile sul mito edipico, ma pur sempre “la fine”, la sua, immaginata nell’indimenticabile e sempre attuale film “Apocalypse now”; si la fine, The end, colonna sonora di quel film: racconto di ciò che fu il pantano Vietnam dove si infranse l’american dreaming.
“Questa è la fine”, brano di apertura dell’album “Rossofuoco” del 2002. Le note sono quelle, si proprio quelle, dell’omonimo album dei Doors, il brividino nella schiena ti percorre come quando ascolti quella, si “la fine” di Jim, che forse è anche la fine di un’idea, o delle idee, quelle buone, come l’idea di Pace, con la P maiuscola; una fine senza la tastiera di Ray Manzarek, perché sia meno sdolcinata e languida la realtà descritta da Canali: la fine nel pantano terzo millennio del medioriente, con i sempreverdi yankees sceriffi planetari in perenne lotta contro “il male”, che se non c’è bisogna inventarlo.
Questa è la fine di Giorgio canali: le ambientazioni attualizzate con voli pindarici verso mondi mediatici che quotidianamente ti propinano dosi di immagini che annilichilscono i videoutenti, passivi ed impotenti dall’inizio alla fine, nell’eterna apatica attenzione sui fatti del presente, sapientemente rappresentato in montaggi assemblati a random, nei servizi news reality, dove chi muore è sempre lo stesso popolo,(“quella fine che altrove hanno già visto arrivare”) quarto o quinto mondo del globale opulento.
Si la fine! fra una reclame di un mega panino di cibo spazzatura e la biancheria intima della strafiga del momento, mentre lì, dove piovono bombe, il slow food o il gusto “estetico” sono l’ultimo dei pensieri. La fine del signor e la signora chisenefrega che dopo essersi scambiati un bacio, dicono: “Meglio cambiare canale!”… col telecomando in una mano ed una coppa di spumante d.o.c. per brindare alla “fine” dell’anno.
Già La Fine! (“non c’è niente da vedere qui/sugli schermi solo noia/pioggia di missili su Gaza/e qualche faccia da troia “).
E sulle ultime note di “Questa è la fine”, un altro anno finisce.
Auguri, comunque.
“Questa è la fine, sia benedetta la fine…”
<<Ed ecco, uscì un altro cavallo, rosso, e a colui che vi stava sopra fu dato il potere di togliere la pace dalla terra, e di far si che gli uomini si sgozzassero fra di loro, e gli fu consegnata una grande spada.>> (Apocalisse 4,6,4)
Questa E’ La Fine
(Giorgio Canali
Rossofuoco (2002))
Questa è la fine
quante volte avremmo voluto dirlo
un po’ profeti di sventura, un po’ senza capirlo
per poi andarcene in silenzio
subito prima dell’inverno
con le foglie che, come da copione, ci muoiono intorno
Questa è la fine, cara vecchia amica, la fine,
metà poeti maledetti, metà belle statuine
ma la fine è la fine
non è qualcosa che s’invoca
la fine viene quando vuole
poesia ne ha poca.
Chiudi gli occhi amore
non c’è niente da vedere qui
sugli schermi solo noia
pioggia di missili su Gaza
e qualche faccia da troia
Questa è la fine, la senti arrivare
con la fanfara di ottimisti che non ci vogliono pensare
che questa fine, in fondo, è lì da quando sono nati
e che qualcuno alla fine li ha sempre graziati
Questa è la fine, sia benedetta la fine
con tanto di fulmini in cielo, fuoco e giù, distruzione,
quella fine che altrove hanno già visto arrivare
e io qui a prendermi il lusso di morire d’amore
Questa è la fine, la solita fine annunciata
e riannunciata mille volte, mille e una volta rinviata
la fine con gli angeli in cielo
che, come avvoltoi, aspettano la parola fine
volteggiando su di noi
Togli l’audio, amore,
non c’è niente da sentire qui
nei postriboli del postrock
anemici piagnucolano dentro i riverberi
Questa è la fine
e si parte così senza avere
una risposta alle domande
che ci hanno sempre fatto dannare
come: “chi sarà mai l’idiota
che sta in testa alla coda
in corsia di sorpasso ai novanta all’ora”.